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1.
forest gate 01:29
2.
Dentro - Fuori Flash and Back Si spezza nettamente e si specchia in ripetizione l'equilibrio del reale/ Vedo a scatti affilati Destra - Sinistra Colori cyberpunk ed emozioni del male interiore che non ti lasciano mai. Io torno sempre lì: al bicchiere pieno di sigarette naufragate di fronte a me, come vi fosse contenuto l'atomo del caos universale su questo tavolo festoso. Il sacrificio più maestoso sarà per la persona che non avrai mai sarà per la persona che non sarai mai: è l'equilibrio entropico spazio-tempo-a(mortale). Ho paura di non ricordare Registro il surreale e te lo farò sentire! Manca solo la coordinazione tra parole e silenzio ma ho così fretta che non mi aspetto mentre parte una musica pulsante/ ON and OFF ON-deggiante e supero il limite idro-alcolico-comportamentale come in ascensore DIN-DIN 11th floor in quel vecchio hotel newyorkese/ Belle e brutte Ne ho viste di belle e brutte. Ma io torno sempre lì: al bicchiere pieno di sigarette naufragate di fronte a me, come vi fosse contenuto l'atomo del caos universale su questo tavolo festoso. Il tempo che ricordo è diverso Il tempo non era questo ma ora ho un ritmo tutto mio palpitante in un immobilismo apparente/ Nel magico mondo in cui più non ti penso perchè ormai ti ho nel centro del respiro automatico e nel muscolo cardiaco CAZZO. Se mi lasci solo sono fottuto: nel mio squilibrio entropico spazio-tempo-sacrificale. Non sono proprio capace d'amare.
3.
Conserverò le tue mani floreali nei miei vasi sanguigni più belli e freschi. Resisterò come i tuoi occhi sempreverdi anche negli inverni più rigidi. Curerò i tuoi rami spezzati e sanguinanti di resina calda di porpora. Ti asciugherò la bocca dal vomito lasciato per strada, che all'alba profumerà di rugiada: puoi vederci anche dei pezzi d'anima, come quella volta degli spaghetti al sugo con l'ultimo animale che ho mangiato e mai digerito. Da quel momento spero di essere anch'io un rigurgito. Ho iniziato a pregare che non si sentano soli gli uccelli, che siano sempre liberi, liberi come non mai: dai terrazzi spinati, dai tetti, dalle antenne paraboliche, dalle luci ancora accese o appena accese nelle finestre dei palazzi diventati scacchiere verticali. Non sono un mago, sai, a trasformare sentimenti e pensieri in parole; ho sempre preferito i gesti, come guardarsi, negli occhi costieri e poi perdersi nella timidezza dell'orizzonte... mentre tu mi risucchi nei tuoi buchi neri... io vedo i tuoi spiriti che vogliono incontrarsi con i miei: potremmo fare un'uscita a 4 o magari a gruppi di 6. Immerso nella tua aurea verde di selva selvatica mi perdo. Mentre ci malediciamo il fegato, ho solo qualche parola ad effetto e non d'affetto: tipo un Abracadabra, un Badabing, un Apriti Sesamo. Forse un giorno troverò quella giusta per aprire anche me, perché un momento sei qui di fronte e quello dopo scompari, voli via con i tuoi stormi di pensieri confusi, ma prego un po' meno sola e sempre libera, libera come non mai: questa è la preghiera anarchica che recito disfatto alle 3am, ascoltando De André e sbucciandomi le orecchie sul cemento.
4.
Mi perdo trai flussi di fantascienza, nell'immaginazione più fervida che rischia di avvicinarsi troppo alla realtà. Il futuro ci anticipa, il futuro non ha pietà. Mentre mi spaventano i riflessi della scienza e della sua velocità, convinti che la Natura ci appartenga e non ci sia conseguenza alla prepotenza dell'umanità. In questo periodo di cambiamento – climatico ed interiore – chi ci assicura che non ci disperderemo nell'atmosfera? Potrebbe infilarsi nel buco dell'ozono anche quel poco che resta della speranza della nostra giovinezza. Mi dirai, è naturale: ad un certo punto si inizia a pensare più alla morte che alla vita, ma mi sembra così strano non averci neanche provato. Quando mi ascolti, tu prendi la mia negatività di anidride carbonica e la rendi qualcosa di respirabile, come fa una pianta, una giovane quercia. Ancora qualche birra e siamo in fotosintesi da clorofilla. In fuga dalle paure della mia costa libica prima di affogare nel tuo ventre e faccio fatica - ad esprimere parole sembro un'onda timida, che prima tocca la riva e poi si ritira. Curami, curami, curami, accoglimi. Ogni giorno sei tu a svegliarmi, anche senza aver dormito vicini. Ti trovo nei baccani e nei richiami dei gabbiani più mattinieri/ nei suoni urbani-inquinati ed in quelli naturali dei boschi/ negli interstizi dei vizi mattutini, pomeridiani e notturni. Quando vuoi se trai migliori rompicoglioni e bastian contrari... se esageri con i bicchieri, spesso hai i buoni propositi degli americani. Allora preferisco pensarti a combattere in Kurdistan, in questa epoca di fantascienza, dove per avere la pace serve la violenza. Per avere la pace serve la violenza. Per trovare la pace serve la violenza. Assurdo.
5.
Camminando per San Giovanni si incrociano anime tristi. Le ho guardate scambiarsi i saluti con due baci per ogni guancia che di più belli non ne ho mai visti. Se fossero fiori, li immagino come due rose che la mattina aprono un po' i petali rossi per lasciar entrare il Sole e, la sera, si richiudono per fare i conti con le proprie spine. La mia consolazione, per ora, sta nel riuscire ancora a notare queste cose, ad uscire un attimo dal mio microcosmo di tragedie, da quel confine che ho reso invalicabile ed è diventato manicomio personale in cui perdo identità. Quando siamo insieme riesco a vedere la bellezza e sento tranquillità - nell'aria; se il Sole accarezza dolcemente il Mare, il Mare sarà a sua volta gentile con la costa. Cerco solo di lasciarmi trasportare da quest'onda. Ti direi che per me sei un guru della mindfulness ma non sai neanche che cosa sia. Forse è questa la vera saggezza: scoprire tutto in ingenua autonomia. Ma poi – Quella maledetta voglia di bere. Oh, Santa voglia di morire! Ci guardiamo e i tuoi occhi sembrano dire “non ho bisogno di niente, eppure mi manca tutto”. Il tuo stupendo-storto-sorriso lo sai dedicare solo ad un'altra anima triste? Per questo ti verrò sempre a cercare in mezzo alla solitudine, nei bar con poche persone e tante bottiglie, sulle rotte migratorie e nei campi pieni di mine: “Sai, sul Carso hanno trovato un'altra bomba inesplosa. Sembrava così innocente, eppure covava qualcosa. Posso esplodere ora? Posso distruggermi ora? E' assurdo che una povera bomba non possa andarsene in santa pace. E tu mi vuoi bene? Lo so che mi vuoi bene. O se non me ne vuoi tanto quanto me, non lo fai apposta, è solo che non conosci il mio limite: a volte non è una questione di volere ma di potere. Quindi, se puoi, lasciami un'ultima sigaretta per favore, e magari anche qualcosa per accendere”. SMACK-SMACK, SMACK-SMACK....................... BOOOOM
6.
Resto intrappolato nell'immobilismo caotico delle giornate: non verrò cercato, né cercherò. Non c'è niente di poetico nell'oblio che mi hai dedicato: sono solo occhi, occhi di persone e di matti, che alla fine sono gli stessi, solo un po' più profondi e iridescenti. Proverei ad uscire ma non ho niente da fare. Finirei a bere, a camminare da solo. In giro per la mente, ad una certa ora, non si trova niente di buono e, a masturbarsi col dolore, si diventa impotenti. La sera i miei occhi soffrono di miopia e vedo solo la solitudine nella solitudine, la solitudine nella compagnia. Non mi importa neanche più il “sapere” perché spesso peggiora solo le cose. In certe giornate, a coltivare la testa, si trovano solo erbacce infestanti che non si riescono ad estirpare e, scavando a fondo, anche certi rifiuti tossici che facevi finta di dimenticare. Non pensare troppo al male che hai subìto o finirai per farne a tua volta. Allora immobile nel letto nero mi ritrovo in balìa del tempo che non passa: sono solo transizioni - in altre facce della stessa cosa – e mai evoluzioni. Il mio appiglio è riuscire a trovare un posto nel tuo mondo post-apocalittico, quando vinceranno di nuovo le piante e le donne curde. Morire per gli ideali fa rinascere negli alberi; potremo stringerci senza farci vedere come le radici. Insomma, una vita semplice, con poche cose che richiedono grande cura. Ma adesso basta o finirò per perdermi in questa periferia distopica di patterns mentali (malsani) alla ricerca di un fix / di neologismi per spiegare ciò che mi succede; cerco sempre parole più complete, più giuste o più comprensibili, per dimostrare che siamo reali e chi se ne frega se indelebili. Una lucertola sui piedi: “Per sentir la vita devi esporti al Sole - mi confidò un geco di nome Paolo, ospite a casa mia - Fai scaldare il tuo sangue. Concèntrati solo su quello e non cercare altro!”
7.
Un dondolio manicomiale si è insinuato nelle vene. Giro in tondo fino a finire il mondo in una stanza. Comincio a sentire l'astinenza da pareti bianche che ho solo sognato o visto in foto, eppure è come averle in circolo nel sangue. Ritorno con la mente a quando il Sole era battente e riuscivo ancora ad uscire dalle mie ombre, a guardarle allungarsi e giocarci con le mani. L'orizzonte va da Est a Ovest di questi occhi: Agitati, tranquilli, semi-agitati e cronici. Agitati, tranquilli, semi-agitati e cronici. Ho fatto il record del mondo dei corridoi, da quando mi sono accorto che i miei movimenti seguivano i tuoi. Le gambe han cominciato a camminare come fai te, a salire le scale a due a due: strategie. Come quando desideravi che entrassi da via Giovanni Sai, con la lingua, per farti venire con me tra le rose urlanti: strategie. Avvolto nel fumo grigio che non trova scampo in finestre chiuse a chiave. Nel tuo delirio sono un guerriero valoroso ed invincibile (invece nel mio) sono solo un soldato ferito che vorrebbe tirarti fuori dal campo di battaglia. E Porco Basaglia se questa non è la mia bestemmia più disperata! Però forse una cosa l'ho imparata: non siamo qui per salvare ma per resistere insieme. Nella resistenza forse troverò la mia forza gentile. So che a te piace vestire militare ma io la guerra la continuo a rifiutare forse per paura, poi, di non riuscirmi più a spogliare. Perché in fondo so di saperla fare, e di saperla fare ancora meglio contro me stesso. La mente può essere tua alleata ma può anche tradire, come quel presentimento di impazzire che continua a girare come un condor, sopra la testa, e aspetta, dentro la testa e poi giù in picchiata da quando ti ho perso. Agitati, tranquilli, sudici e suicidi. Pericolosi, improduttivi, incomprensibili suicidi.
8.
Prima che sorga il Sole mi chiedi l'ultimo favore. A farlo con un tale candore non sembra neanche di farsi del male, più che altro è anestetizzare l'intenzione di morire. Ma prometto che non mi saranno mai indifferenti le ingiustizie! In sfida con Broca e Wernicke solo per riuscire a pronunciar parola, ho messo in vendita un rene per pagare gli avvocati divorzisti tra la mente traditrice e la realtà circostante. L'infiammazione si è fatta perenne ma sono costretto a tenermi in moto per non sopperire, senza avere una direzione da seguire. Scontrando la faccia contro l'aria mi sembra di percepire l'Universo che si espande senza consenso: più cresce e più diventa triste, proprio come è successo, a noi: rifugiati dell'immaginazione, esuli di quell'utopia d'amore che hanno solo le creature nate da un'esplosione. Il corpo a volte sembra non reggere al peso del pensiero e mi ricorda di com'è fragile l'equilibrio vitale/l'equilibrio mentale, convinto di avere solo qualche migliaio di sistoli per provare ad accendere un bagliore rudimentale. Magari domani smettiamo di fumare e incominciamo a mangiare qualcosa più di niente. Andrà meglio, vedrai. Andrà tutto bene. Sarò presente. Sarò persistente. Anche se forse non basteranno cento mani ad alleviare i tuoi pesi e leggere i nostri futuri confusi, Qui, dove vederti soffrire è il mio incubo peggiore, sia ad occhi aperti che ad occhi chiusi. Te che sei la Venere dei miei venerdì, dei giorni dispari e di quelli disperati. Quando arrivi sembri la figlia di Mosè: dividi le acque e le birre, ma quando ti allontani un po' barcollante ti immagino migrare per Marte e affogare nel profondo nero insieme alle altre - stelle disperate - e in realtà già morte. Aspetta. Vengo con te per l'ultimo bicchiere.
9.
Prima che sorga il Sole mi chiedi l'ultimo favore. A farlo con un tale candore non sembra neanche di farsi del male, più che altro è anestetizzare l'intenzione di morire. Ma prometto che non mi saranno mai indifferenti le ingiustizie! In sfida con Broca e Wernicke solo per riuscire a pronunciar parola, ho messo in vendita un rene per pagare gli avvocati divorzisti tra la mente traditrice e la realtà circostante. L'infiammazione si è fatta perenne ma sono costretto a tenermi in moto per non sopperire, senza avere una direzione da seguire. Scontrando la faccia contro l'aria mi sembra di percepire l'Universo che si espande senza consenso: più cresce e più diventa triste, proprio come è successo, a noi: rifugiati dell'immaginazione, esuli di quell'utopia d'amore che hanno solo le creature nate da un'esplosione. Il corpo a volte sembra non reggere al peso del pensiero e mi ricorda di com'è fragile l'equilibrio vitale/l'equilibrio mentale, convinto di avere solo qualche migliaio di sistoli per provare ad accendere un bagliore rudimentale. Magari domani smettiamo di fumare e incominciamo a mangiare qualcosa più di niente. Andrà meglio, vedrai. Andrà tutto bene. Sarò presente. Sarò persistente. Anche se forse non basteranno cento mani ad alleviare i tuoi pesi e leggere i nostri futuri confusi, Qui, dove vederti soffrire è il mio incubo peggiore, sia ad occhi aperti che ad occhi chiusi. Te che sei la Venere dei miei venerdì, dei giorni dispari e di quelli disperati. Quando arrivi sembri la figlia di Mosè: dividi le acque e le birre, ma quando ti allontani un po' barcollante ti immagino migrare per Marte e affogare nel profondo nero insieme alle altre - stelle disperate - e in realtà già morte. Aspetta. Vengo con te per l'ultimo bicchiere.

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released June 6, 2020

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Gabri Mastrò & Lorenzo Pucali Trieste, Italy

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